Memoria del battesimo al santuario di Sant’Oronzo

23 Agosto 2022 Nicola Moro

23 agosto 2022. Memoria del battesimo al santuario di Sant’Oronzo

Croce, salvezza, testimonianza

di Luca De Feo

La tradizione salentina su sant’Oronzo offre diversi spunti attualizzanti: accoglie un naufrago, abbatte idoli, annuncia l’evangelo, viene perseguitato, è invocato in tempo di guerre, epidemie, siccità, carestie “scompiglio della terra”. Questa sera abbiamo ricordato il suo battezzare i primi credenti di Stunium e riflettiamo sul nostro Battesimo. Con lui ci poniamo in ascolto delle Scritture per giungere all’evangelo che lui accolse e annunciò anche su queste colline.

La prima lettura (Es 15,22-26) narra un episodio poco noto dell’esodo: appena superato il Mar Rosso gli ebrei sperimentano che la libertà non ha eliminato i problemi; si trovano nel deserto, assetati dinanzi ad una fonte d’acqua amara. È un po’ la situazione del mondo di oggi: superate tante problematiche passate, ancora l’umanità sperimenta deserti, seti, mancanza di acqua buona.

Il racconto dell’Esodo però continua: Mosè invocò il Signore, il quale gli indicò un legno. Lo gettò nell’acqua e l’acqua divenne dolce (Es 15,23). La tradizione cristiana in questo legno legge il legno della croce di Cristo, che santifica l’acqua per il Battesimo, sana l’acqua della natura umana resa amara dal peccato. È il legno che il credente si trova a sollevare ed innalzare, talora – come Simone di Cirene (Lc 23,26) – quando meno se lo aspetta, trovando per esso nella sofferenza la speranza, nello sconforto le ragioni dell’impegno, in situazione di minoritas lo sguardo per contemplare le grandi opere di Dio (Lc 1,49).

L’evangelo (previsto nel Rito del Battesimo) fa passare dalla croce al crocifisso: uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue ed acqua (Gv 19,34). Annuncia che le seti degli uomini sono dissetate in Cristo, nell’essere accolti in lui attraverso i santi segni affidati alla Chiesa. La tradizione cristiana comprende l’acqua sgorgata dal fianco trafitto del crocifisso quale profezia del Battesimo (ma nell’evangelo di Giovanni l’acqua evoca anche lo Spirito – Gv 7,37-38) e il sangue quale profezia dell’Eucaristia (Gv 6,53), i santi segni che “iniziano” alla vita in Cristo e alla comunione della Chiesa.

Per leggere l’evangelo il diacono è sceso a prendere l’Evangeliario dall’altare della grotta, quasi ricevendolo ancora da sant’Oronzo, anello fondamentale per noi della catena di testimoni che parte da chi ha visto (ὁ ἐωρακώς) ne dà testimonianza (μαρτυρεῖ) e la sua testimonianza (μαρτυρία) è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate (Gv 19,35). Anche sant’Oronzo ha ricevuto l’evangelo da testimoni (prima da Giusto poi da Paolo), ha visto e compreso divenendo a sua volta testimone, “martire”, di una gioiosa notizia ricevuta ed accolta, fino a morire per essa. Dalla sua testimonianza, di testimone in testimone, l’evangelo è giunto a noi.

Questo luogo ricorda anche alcuni testimoni che hanno consegnato l’evangelo a me e a voi, aiutandoci a crescere nella fede: mons. Orazio Semeraro, amministratore sede plena della nostra Chiesa, di cui oggi ricorre l’anniversario della morte; don Antonio Monopoli che tante volte, nella novena di sant’Oronzo, ha guidato il pellegrinaggio/Via Crucis; don Cosimo Argentieri che per alcuni anni ne prese il testimone; don Antonio Rosato, presente a tanti campi-scuola.

E i campi-scuola rinviano a fratelli, sorelle (ora coetanei ora più giovani), a sacerdoti con i quali fra queste mura abbiamo vissuto ricerca di Cristo e reciproca testimonianza all’evangelo.

La memoria di sant’Oronzo fortifichi in noi fedeltà alla fede battesimale e perseveranza nella testimonianza (μαρτυρία) all’evangelo.

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