2 Settembre 2022 Nicola Moro

IL MIO DIZIONARIO:

UN SOSTANTIVO E DUE AGGETTIVI

 

di Vincenzo Palmisano

Il 25 luglio scorso, nel salotto letterario industriale delle Officine Tamborrino di Ostuni, nell’ambito della Rassegna “Librinfaccia” ideata da Beppe Moro, è stato presentato il saggio biografico “Adriano Olivetti, un italiano del Novecento” di Paolo Bricco, Editore Rizzoli. La notizia di questo straordinario evento e la bella recensione, scritta da Michele De Feudis e pubblicata lo stesso giorno dalla Gazzetta, hanno rimesso in moto il mio viaggio nelle parole. E ora, dopo due mesi, un sostantivo e due aggettivi, salotto letterario-industriale continuano a suonare nella mia testa e suscitano emozioni, pensieri e ricordi. Perché ho definito questo evento straordinario?

Perché l’idea di portare la letteratura, i libri, in una grande officina è bellissima e originale, ed è assolutamente inconsueto che una cosa del genere accada qui da noi. Anche i letterati, gli scrittori, i poeti hanno una officina, è quel luogo intimo, metafisico che noi chiamiamo “mondo interiore”, nel quale spesso e volentieri i critici entrano per esplorarlo e scoprire i segreti della loro poetica. In questo momento, mentre scrivo, si affacciano alla finestra della memoria i volti di Maria Bellonci, scrittrice, e del marito Goffredo, critico. Guardandoli, ricordo che a Roma nel 1947, proprio nel loro salotto letterario, nacque il premio “Strega”, e penso che senza il supporto e la collaborazione della famiglia Alberti, titolare della impresa che produceva quel delizioso liquore, il premio non si sarebbe mai realizzato. E per fare un altro esempio relativo alla “settima arte”, penso anche che senza l’industria cinematografica mai avremmo visto la sublime poesia di “Amarcord” di Fellini, e di “Nuovo cinema Paradiso” di Tornatore. Tutto questo per dire che letteratura e industria possono incontrarsi e aprire nuovi orizzonti.

Le affinità fra loro non mancano. Quello che più le accomuna è il verbo creare. Gli industriali creano cose, oggetti utili e belli, pensate al miracolo che fa il design, i letterati, i poeti creano e ci regalano gigli per lo spirito.

E, per finire, non posso non accennare agli autori della letteratura industriale del Novecento. Ne cito solo due, “olivettiani puri”, Paolo Volponi e Ottiero Ottieri. Attendono di essere riscoperti e riletti. ITALIANITUDINE

È un neologismo che significa cattiva abitudine tipicamente italiana, coniato, il 25 maggio scorso, da Lino Patruno, indomito “Patrono del Sud”, la cui prosa, come una valanga, scende giù da una cima sulle pagine della sua e della nostra Gazzetta del Mezzogiorno per ricordare agli immemori e ai sordi che la Questione meridionale è una Questione nazionale, e come tale va risolta. VECCHIAIA! Se ti va bene, è un surrogato di vita. Se ti va male, è un guardare la vita dalla finestra. E la vita cos’è? Una serie infinita di problemi da risolvere.

 

0 Commenti

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*