Riflessione di don Luca De Feo
Essi sono nelle mani di Dio (Sap 3,1)
Dall’inizio del secondo millennio, riprendendo una tradizione monastica, la Chiesa di Occidente il 2 novembre ricorda i defunti e prega per i loro.
Ricordiamo parenti ed amici; sacerdoti e vescovi, educatori, maestri e benefattori; morti che hanno toccato per la tragicità della loro fine il nostro sentimento (giovani scomparsi ante diem, naufraghi, vittime di incidenti); persone che sono state al di fuori del perimetro della nostra esistenza; le vittime delle guerre sempre insensate e sempre provocate da vane seti di potenza e dominio; talora siamo tanto bravi da ricordare e pregare anche per quanti possano averci fatto del male.
Ricordiamo i defunti riconoscendo in loro i “santi della porta accanto”, santi della stanza accanto, santi nella nostra casa, nei nostri ambienti di studio e lavoro.
Ricordiamo il loro aver vissuto le beatitudini (Mt 5,1-12):
il loro essere stati poveri, uomini e donne operosi ma anche abbandonati a Dio;
il loro essere stati afflitti per circostanze avverse della vita, sofferenze fisiche, incomprensioni nel cammino dell’esistenza;
il loro essere stati miti, disponibili ed umili in ogni relazione;
il loro essere stati affamati ed assetati di giustizia e nella rettitudine di comportamenti e nell’impegno a cambiare quanto provocava ingiustizia;
il loro essere stati misericordiosi, offrendo sempre perdono e sempre richiedendo perdono;
il loro essere stati puri di cuore, liberi dai condizionamenti sociali del possedere, dominare, godere;
il loro essere stati facitori di pace, schierati contro ogni guerra e diffidenti di ogni corsa al riarmo;
il loro essere stati perseguitati, non sempre compresi da quanti stavano loro attorno.
Ricordiamo quanti “ci hanno preceduti nel segno della fede”, e, riconoscendo in loro le beatitudini vissute, confessiamo che sono nelle mani di Dio (Sap 3,1).
Riconosciamo pure la loro fragilità umana: hanno vissuto, anche eroicamente, alcune dimensioni delle beatitudini, ma in altre hanno esitato, qualche volta anche inciampato; in questo li affidiamo alle mani di Dio, lento all’ira e grande nell’amore (Sal 103,8).
In qualche caso li ricordiamo ancora nel pianto, nello sgomento per la loro perdita, nella solitudine del vuoto che hanno lasciato; chiediamo a Dio di tergere le lacrime dai nostri occhi e di confermarci nella certezza che ci ritroveremo un giorno tutti insieme nella Gerusalemme Nuova (cfr. Ap 21,1-5.6b-7).