La via ostunese che conduce al Santuario di San Biagio
a cura della redazione del mensile LO SCUDO
Il Giudice del Tribunale di Brindisi, dott.ssa Roberta Marra, ha accolto parzialmente il ricorso proposto dal Comune di Ostuni, difeso dagli avvocati Alfredo Tanzarella, Mary Capriglia e Gianmichele Pavone statuendo che «il Comune di Ostuni ovvero la collettività ostunese, in particolare in occasione della Festa di San Biagio del 3 febbraio, al fine di accedere al Santuario di San Biagio ubicato in C.da Pizzicucco esercita una servitù di passaggio sui terreno di proprietà della famiglia Dell’Erba-Dell’Erba – Zinza distinti in catasto al foglio 84, particelle 23, 20, 135, 137, 141- foglio 83, particelle 5 e 68».
L’ordinanza del 31 gennaio trae origine dal ricorso proposto dall’Ente in risposta all’illegittimo divieto di accedere al santuario opposto dalla famiglia Dell’Erba, residente a Castellana Grotte. Il casus belli è stato ufficialmente il presunto rischio di crollo dei massi situati nei pressi del monastero del XII secolo, così come rilevato dai Vigili del Fuoco in occasione di un’ispezione “a vista” del 29 gennaio 2022, ma l’atteggiamento assunto dai proprietari della collina trae origine da una più antica ed innegabile volontà di evitare ogni ingerenza della popolazione ostunese su beni pubblici rispetto ai quali i Dell’Erba accampano pretese senza che sia mai esistito alcun titolo di proprietà, soprattutto in vista di un’alienazione molto redditizia (€ 4.500.000,00) tuttora pubblicizzata sul sito di una nota agenzia immobiliare (in cui si legge: «proponiamo in Vendita la storica Masseria San Biagio, in possesso di caratteristiche che la rendono unica nel suo genere. […] A renderla unica, una chiesa dell’anno 1000 incastonata tra rocce e grotte ed un’incredibile miscellanea di uliveti secolari, pascoli e macchia mediterranea»).
Tale valutazione è evidente alla luce dell’ingiustificata opposizione mossa dalla stessa famiglia a fronte dell’ampia disponibilità mostrata dalla Commissione Prefettizia in occasione delle festività dello scorso anno: i Dell’Erba vietarono perfino le celebrazioni liturgiche nel pianoro localizzato prima del santuario sebbene vi fosse la garanzia che tutto si sarebbe svolto in totale sicurezza poiché almeno l’area in questione era reputata fruibile dagli stessi Vigili del Fuoco intervenuti (per il tramite del loro difensore, infatti, le signore Dell’Erba dell’Erba Mariannina e Zinza Giuliana Anna ribadirono «il divieto di accesso ai fondi in agro di Ostuni, non ritenendo sussistenti i requisiti formali per consentire ad estranei l’utilizzo – sia pure temporaneo – di spazi, camminamenti e manufatti rientranti nella proprietà privata», lettera del 02.02.2022).
Ma soprattutto la volontà di tenere lontani gli “estranei” (sic) è ancora più evidente a fronte delle numerose argomentazioni utilizzate in giudizio dalla difesa dei Dell’Erba, su cui non è opportuno dilungarci in questa sede, tutte puntualmente sconfessate nell’ordinanza emessa dal Tribunale di Brindisi.
L’istruttoria, coscienziosamente condotta dal Giudice Marra ha, infatti, ampiamente dimostrato che la collettività ostunese utilizza da tempo immemore il sentiero che dalla S.P. 18 Ostuni-Cisternino (Casalini) si inoltra nei terreni di proprietà della famiglia Dell’Erba e giunge sino all’area del Santuario di San Biagio, denominato per tale ragione “strada comunale San Biagio”.
Il Tribunale, quindi, ha disposto la reintegra del Comune di Ostuni nel possesso della strada nella giornata del 3 febbraio limitatamente alla porzione del percorso che va dall’imbocco della S.P. 18 fino al punto in cui inizia il percorso più ripido ed impervio, posto a poche decine di metri dal santuario. L’unico nodo problematico della vicenda resta, infatti, la sicurezza dell’area immediatamente a ridosso degli edifici: «la futura fruizione dell’ultimo tratto del sentiero – sulla base del provvedimento della dott.ssa Marra – sarà subordinata ad un approfondimento della situazione di stabilità dell’area sotto il profilo geomeccanico, con analisi approfondita delle condizioni dei massi ciclopici presenti all’ingresso del Santuario e della parete rocciosa che la sovrasta, come di tutta l’area al contorno». Ciò alla luce di un sopralluogo condotto personalmente dal magistrato e di una consulenza tecnica d’ufficio a firma dell’ing. Raffaele Congedo e della geol. Francesca Lagna in cui è stata evidenziata sia in relazione ai massi che con riferimento alla parete rocciosa sovrastante il Santuario «una condizione di potenziale instabilità che potrebbe evolvere in instabilità – in maniera istantanea e non prevedibile – all’intervento di fattori scatenanti che alterino l’attuale equilibrio delle masse». Inoltre, anche i manufatti dell’uomo quali i ruderi del santuario e delle strutture annesse, secondo le valutazioni dei tecnici, «risultano strutturalmente degradati, lesionati, fuori asse, e devono essere messi in sicurezza per permetterne la visitabilità».
Ci siamo occupati tante volte di questa assurda vicenda sulle pagine del nostro Giornale sin dagli anni Novanta, quando il prof. Luigi Greco avviò una scrupolosa raccolta dei documenti utili e chiese a gran voce l’intervento dell’Amministrazione comunale, e da ultimo lo sorso anno con le ricerche di Gianmichele Pavone (il quale ha poi assunto in giudizio la difesa del Comune rinunciando ad ogni compenso) e le firme di migliaia di ostunesi i quali hanno sottoscritto una petizione popolare (depositata il 25.03.2022 ai sensi dell’art. 18 del Regolamento della partecipazione) che ha stimolato l’intervento della Commissione Prefettizia. Il contenzioso trova, quindi, finalmente una prima, parziale definizione: nel corso della conferenza stampa tenuta il primo febbraio le Commissarie hanno chiarito che il pellegrinaggio si svolgerà in tutta sicurezza lungo la strada di San Biagio, pur restando interdetta l’ultima porzione di poche decine di metri, e che nei prossimi giorni il Comune di Ostuni effettuerà tutte le valutazioni e gli accertamenti necessari per chiarire come andrà garantita la sicurezza del sito. Sempre a breve termine, inoltre, verrà introdotto a cura degli stessi difensori un ulteriore giudizio, volto a chiarire definitivamente anche i controversi aspetti legati alla titolarità della chiesetta di San Biagio (all’interno del più ampio complesso monastico di proprietà del Comune), rispetto alla quale – come abbiamo già narrato su questo Giornale – soltanto sulla base di un’annotazione catastale degli anni Settanta la famiglia Dell’Erba sostiene di aver acquisito diritti di proprietà.