Sulle orme di don Tonino Bello. Quale diaconia per il postmoderno
a cura di Luca DE FEO
È stato questo il tema attorno al quale è ruotato il Corso di Formazione per Diaconi Permanenti proposto dal 27 al 29 luglio dall’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni presso il Monastero della Resurrezione (Villa Specchia) in Ostuni.
Il corso era aperto anche a diaconi di altre diocesi, alle spose, a quanti in cammino verso il diaconato e agli operatori pastorali.
Il professor Michele Illiceto ha sviluppato il tema nelle tre relazioni tenute al mattino:
1) Stola e grembiule. Radici teologiche e spirituali della diaconia;
2) La diaconia di fronte alle nuove forme di povertà. La scelta degli ultimi;
3) Lo stile della diaconia fra profezia ed utopia. “Il grembiule esige coraggio”.
Filo comune a tutte è stata la convinzione che il tempo che viviamo esige una “Chiesa in uscita”(papa Francesco), una parrocchia che gioca la sua pastorale nel quartiere, stando fra la gente, perché “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore (GS1).
Il pomeriggio del 28 luglio don Cosimo Zecca ha tenuto una lectio divina sull’evangelo della Lavanda dei Piedi (Gv 13,1-15).
Alla mattinata conclusiva ha partecipato l’Arcivescovo, mons. Giovanni Intini, che ha anche presieduto l’Eucaristia conclusiva nella memoria dei santi Marta, Maria e Lazzaro, parlando nell’omelia dei tre diversi itinerari percorsi dai tre fratelli per vivere l’amicizia di Cristo.
A questa Eucaristia i diaconi non in servizio liturgico, hanno partecipato in alba e stola bianca, restando accanto alle loro spose.