Lo Scudo compie un secolo di vita: cento anni e non sentirli!
Cosa non facile per un giornale, specialmente in questi ultimi decenni in cui l’informazione su carta sta attraversando una duratura crisi e un obbligato ripensamento della propria missione e del proprio sostentamento.
Come ogni cosa, anche per Lo Scudo non sono mancate le difficoltà, ma poter festeggiare il centenario di attività di un giornale significa attestare che la pubblicazione è radicata nel tessuto culturale del luogo.
Il nome di questa rivista, in fondo, era presago di ciò che sarebbe diventato: uno “scudo” per Ostuni. Nato nel 1921, legato all’ambiente del Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo – da qui si evince il senso del titolo della rivista – Lo Scudo si è mostrato un difensore della libertà di espressione dei cittadini, riuscendo a superare, senza recedere dalla propria identità, anche il confronto con la lunga dittatura fascista.
La tradizione cattolica del giornale ha trovato un appoggio forte nella radicata fede degli ostunesi, ma Lo Scudo non è un organo di stampa di “fatti di chiesa”; si presenta, invece, come espressione di una cattolicità matura, che si pone accanto ai bisogni e alle tradizioni degli ostunesi, così da poter presto divenire – come ebbe a dire nel 1929 l’allora direttore don Giuseppe Palma – «l’amico degli ostunesi».
Forse è questo il complimento più bello che si può rivolgere a una testata giornalistica locale, che certamente non vuole fare scoop, ma cerca di approfondire e di leggere i fatti di cronaca, offrendo un punto di vista qualificato su cui riflettere.
Fra le pagine della rivista si sono sempre trovati spazi destinati alla cronaca locale e a quella nazionale e internazionale, ma anche pagine di dibattito, di ironia e di satira. Non meno importante è la voce degli stessi lettori, che hanno avuto l’opportunità di riempire le colonne del giornale attraverso i loro pensieri; Lo Scudo è divenuto, così, una voce autorevole del popolo ostunese, ma anche un compagno dei cittadini, di cui ha condiviso le gioie e i dolori. Una rivista locale, per esempio, riesce a dare lustro anche a chi è più nascosto, a chi viene al mondo e a chi chiude gli occhi all’esistenza; la pagina dedicata alle nascite e ai necrologi non è un riempitivo del giornale, ma esprime la vitalità della rivista, che si fa accanto a ogni lettore, imprimendo per sempre con l’inchiostro la fedeltà alla storia del luogo.
Sul numero 2 dello Scudo del 28 febbraio 1969 comparve una bellissima definizione per la rivista, che ancora oggi è valida e che potrebbe diventarne il motto: «Cattolico nelle ispirazioni, popolare nella vocazione, ostunese nell’anima».
La rivista non deve avere timore a definirsi “cattolica”: Lo Scudo nasce dal corpo ecclesiale ed è sempre stata legata alla vita diocesana.
Il fatto di essere “popolare nella vocazione” richiama due elementi: sa prendere posizione sui fatti che accadono e legge la realtà secondo le chiavi della dottrina sociale della Chiesa. Ciò può portare a essere controcorrente o a rivestire un ruolo di nicchia, ma è funzione di un periodico, come quello a uscita mensile, fornire idee e formare le coscienze con libertà e rispetto.
Infine Lo Scudo è “ostunese nell’anima”, perché nasce a Ostuni e parla prevalentemente di Ostuni agli ostunesi. Ciò significa che esso è pienamente inserito nel tessuto sociale, non è teorico, ma guarda alle vicende – a volte complesse – di una città turistica, ma anche piena di storia e con una forte identità.
Essere “ostunese” vuol dire che Lo Scudo deve stare dalla parte degli ostunesi, non per fini demagogici, ma per il bene della società.
A cento anni dalla fondazione di questo giornale, auguro a tutta la redazione di lavorare per essere al passo con i tempi, per cercare di raggiungere sempre più lettori, anche attraverso le nuove modalità di comunicazione, perché si possa informare, educare e far maturare sempre più la città di Ostuni.
In questa via, d’altronde, si mostra il senso compiuto di essere un periodico “cattolico”: non avere confini, raggiungere tutti, difendere tutti, specialmente chi non riesce a trovare accoglienza.
+ Domenico Caliandro
Arcivescovo di Brindisi-Ostuni