Pubblichiamo la riflessione finale tenuta dal nostro Vescovo Giovanni, al termine della processione di ieri sera in onore della Madonna della Grata.
Seguiamo il magistero di Maria
Ci manca l’umanità, la comunità e la fede
Voglio salutare tutti voi qui presenti, i confratelli sacerdoti e tutti voi che avete preso parte a questo cammino di fede. Conosciamo tutti l’episodio delle nozze di Cana e sappiamo che Giovanni racconta che Maria ha raccolto il disagio di quei due sposi e si è rivolta al Figlio: “Non hanno più vino”. La Madonna ha voluto sottolineare che stava venendo meno qualcosa in quel matrimonio e che questo avrebbe potuto rovinare definitivamente la vita di quegli sposi. Penso che Maria continua a svolgere anche per noi questo magistero: ci ricorda che cosa ci manca, che cosa sta per venir meno nella nostra vita. Allora noi ce lo chiediamo questa sera: che cosa ci manca? Che cosa sembra essere finito alla tavola della nostra vita, di noi famiglie, di noi Chiesa, di noi società? Certo noi pensiamo subito alle cose materiali e forse in questo momento a noi che stiamo qui non manca niente grazie a Dio, però dobbiamo pensare a tante altre persone, uomini e donne, a cui mancano parecchie cose anche essenziali per vivere. Questa sera allora vogliamo interrogarci sulle cose essenziali che mancano a noi.
Vorrei indicarne solo tre brevemente. Noi dobbiamo continuare a interrogarci sempre sulle cose che ci mancano. Penso che a noi uomini e donne di questo tempo manca: l’umanità. Stiamo diventando freddi, indifferenti, senza cuore, nessuna vicenda di quelle che accadano nel mondo ci tocca più. Forse non sappiamo più piangere con chi piange, soffrire con chi soffre, lottare con chi lotta. Siamo diventati insensibili! Qualche domenica fa Gesù raccontandoci la parabola del Seminatore ci diceva che tante volte il nostro cuore è talmente insensibile da non saper cogliere la Parola di Dio, da non sapere leggere più gli eventi di questo tempo. Dobbiamo riscoprire l’umanità. Non hanno più l’umanità. Non avete più umanità, ci dice Maria. Scoprire la tenerezza, la cura di farsi carico degli altri è essenziale per noi cristiani. L’insensibilità che ci chiude nell’egoismo, non appartiene a chi ha scelto di seguire il cammino di Cristo.
La seconda cosa che ci manca è la comunità. Sarà stata colpa della pandemia, sarà stato che la pandemia ha fatto venir fuori alcune cose. Stiamo perdendo il senso della comunità e questo non solo a livello ecclesiale, ma anche a livello sociale. Stiamo sempre sulla difensiva nei confronti degli altri, per l’interesse personale e quindi dal punto di vista sociale rischiamo di perdere il bene comune. C’è solo il bene di parte, il bene di una parte contro l’altra. Allora dobbiamo ritrovare il senso della comunità, il senso di sentirci fratelli, uniti… ecco “Fratelli tutti” come dice Papa Francesco nella sua enciclica. Sentire il bisogno di questa amicizia familiare, sociale, ecclesiale e a maggior ragione per noi credenti, l’essere comunità è essenziale. Lo vediamo da un segnale inquietante: le nostre domeniche sono sempre più senza Eucarestia, le nostre chiese di domenica sono sempre più vuote. Questo ci fa capire come noi siamo capaci di rinunciare a Dio e a Cristo, rinunciare all’Eucarestia. Ma questo frammenta la comunità, la demolisce, la atomizza per cui ognuno poi cerca di organizzarsi come può, ci piace il protagonismo personale a scapito del camminare insieme, dell’essere comunità.
Come terza cosa, chiedo, forse abbiamo bisogno della fede. Voi potreste pensare, oggi, se dici questa cosa questa sera è offensivo per noi che siamo in tanti! No, lo dico appunto perché siamo in tanti questa sera! Siamo sicuri di avere fede tutti noi? Siamo sicuri che basta essere in tanti ad una processione per avere fede? Questa è una manifestazione esterna della fede, ma la fede deve incidere nella nostra vita, deve lasciare il segno nelle nostre decisioni che sono sempre più decisioni di chi non ha fede… incide poco sul nostro vissuto, sulle nostre decisioni, sui nostri orientamenti… non hanno più fede, non avete più fede dice Maria, non vi fidate più di mio Figlio! Non ci fidiamo più di Cristo. Fidarsi di Cristo non significa che Cristo si sostituisce a noi e ci risolve i problemi che abbiamo. No, Dio non lo ha mai fatto, nemmeno quando era sicuro che l’uomo avrebbe sbagliato. Questo significa che ci offre quelle coordinate giuste perché la vita diventi laboratorio della fede dove dobbiamo elaborare la nostra risposta a Cristo nel vissuto quotidiano: sul posto di lavoro, nella famiglia, nelle relazioni sociali, nell’impegno politico, nell’impegno sportivo, nello svago. Maria ha elaborato la sua risposta di fede nella casa di Nazareth cioè nel tessuto vivo e quotidiano della nostra fede! Allora Maria ci ricorda le cose di cui abbiamo bisogno e ci dice soprattutto questa sera, ecco non hanno più umanità, non hanno più comunità, non hanno più fede! Non avete queste cose, ecco allora rimboccatevi le maniche, svegliatevi finchè siete in tempo per riaccendere il fuoco. Direi con il linguaggio di Papa Francesco, non facciamoci rubare l’umanità, non facciamoci rubare la comunità, la fede e perciò affidiamoci a lei che è nostra madre e nostra maestra. Maria veglia dal cielo sul nostro cammino e ci aiuterà a rimettere il fuoco nella nostra vita perché si riaccenda lo spirito dell’umanità, della comunità e lo spirito di fede e questo diventa l’augurio che voglio fare a tutti voi che avete partecipato a questo cammino di fede insieme con Maria sulle orme di Cristo.
1 Commento
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Grazie arcivescovo Giovanni Intini ,la sua omelia ci apre il cuore e ci fa sperare in un mondo migliore tenendo ben in mente i tre punti essenziali : Umanità, Comunità,Fede.