XXIII domenica per annum C
Porre Gesù al centro
Un sabato, a pranzo da un capo dei farisei (Lc 14), Gesù raccontando la “Parabola degli invitati che rifiutano” (Lc 14,15.24) aveva denunciato l’incredulità dei capi di Israele. Ripreso il viaggio verso Gerusalemme, mentre folle numerose camminavano con lui (Lc 14,25), voltatosi (Lc 14,25) ammoniva che il rischio dell’invito rifiutato coinvolgeva anche quanti camminavano con lui, coinvolge tutti: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli e le sorelle e persino la propria vita non può essere mio discepolo (Lc 14,26).
Oggi probabilmente accanto alla moglie Gesù avrebbe citato anche il marito e avrebbe” aggiunto “il cane”, vista la pretesa di alcuni di stare in chiesa non rinunciando a tenerlo con sè.
In ogni caso Gesù non abolisce l’Onora tuo padre e tua madre (Es 20,22; Dt 5,16; Sir 3,1-6); il “climax”, culminando in persino la propria vita, indica che nemmeno questa può stare al primo posto. L’insegnamento di Gesù si colloca invece nell’orizzonte dell’alleanza che da una parte chiedeva Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze (Dt 6,5) e dall’altra Non seguirete altri dei, divinità dei popoli che vi stanno attorno perché il Signore tuo Dio, che sta in mezzo a te, è un Dio geloso (Dt 6,14-15). Gesù invitava e invita a chiedersi: “Cosa o Chi è la centro delle vostre vite?” e “Quale posto vi occupano Cristo e il suo evangelo?”.
La postazione giusta è Gesù al centro, io e gli altri, anche quelli che amo, di lato, tutti insieme convergenti in lui, come bene esprime la disposizione dell’assemblea liturgica dopo il Concilio Vaticano II: sacerdote, ministri, fedeli tutti “circumstantes” l’altare segno di Cristo.
Porre Gesù al centro rifonda e rigenera ogni relazione: padre e madre, moglie o marito, figli e figlie, fratelli e sorelle divengono amati, onorati, rispettati perché accolti quale suo dono. Quanto proponeva l’apostolo Paolo a Filemone riguardo a Onesimo schiavo fuggiasco mostra tale relazione rifondata: Per questo forse è stato separato da te per un momento perché tu lo ricevessi per sempre; non più come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me ma ancora di più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore (Fil 15-16).
Porre Gesù al centro diviene spesso portare la croce (Lc 14,27), ma fa “sperimentare anche la potenza della sua risurrezione” (DE SANTIS), fonte di relazioni nuove generanti libertà e gioia autentiche.
Suor Elena Tuccitto, prima della scelta della vita consacrata campionessa mondiale di karate nel 1993, ha detto in un intervista (“Rocca” 16/17 2025, p. 23ss);
“Ci vollero quattro anni per decidermi definitivamente. Non è stato facile: dovevo lasciare tutto, il fidanzamento, il lavoro e soprattutto Giovanna (la sorella down –nda). Ma sentivo forte la chiamata del Signore che mi diceva: ‘Lascia tutto, ti ridarò il centuplo’. Il passaggio dal tatami alla vita consacrata e poi al servizio missionario è stato un sì totale a questa chiamata, ed è lì che ho sperimentato una libertà ed una gioia autentiche”.
Lo stesso accade in ogni risposta a Cristo che in modo diverso chiama rigenerando in lui affetti e relazioni.