Commento al vangelo di LUCA DE FEO

Commento al vangelo di LUCA DE FEO
10 Dicembre 2023 loscudo_admin

Domenica di Pasqua

Da mirofore ad apostole degli apostoli 

 

La presenza di alcune donne, anonime presso la croce (Lc 23,49) poi indicate per nome a “firmare” l’annuncio della risurrezione (Lc 24,10), circoscrive nell’evangelo di Luca (Lc 31,1-24,12) il finale del racconto della passione.

Sono presentate con tutta l’autorevolezza (At 1,21) del vero discepolo di Gesù: lo hanno seguito dalla Galilea (Lc 23,49); sono venute con lui dalla Galilea (Lc 23,55) a Gerusalemme. Anzi sono state sole testimoni oculari: al Calvario stavano a guardare (Lc 23,49) quanto accadeva e poi osservarono il sepolcro e come fu posto il corpo (Lc 23,55). Non sono fuggite, non si sono nascoste nè scoraggiate: pur testimoni della morte hanno continuato a seguire il Maestro portato al sepolcro (Lc 23,55); tornate a casa (Lc 23,56) hanno continuato ad amarlo preparando aromi e profumi (Lc 23,56). Anche il loro silenzioso riposare del sabato (Lc 23,56b) guardava alla ripresa della relazione con lui, sia pure – dice qualche padre orientale – ungendo la sola pietra della tomba.

Quando il primo giorno della settimana, al mattino presto, si recarono al sepolcro portando i profumi che avevano preparato, affrontarono però una situazione inaspettata: trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro ed entrate non trovarono il corpo  (Lc 24,2-3). Dovevano ripensare il loro seguire, il loro essere discepole. Non potevano rimanere concentrate sul passato, il volto chinato a terra (Lc 24,5), ma dovevano trovare un orientamento nuovo: Perché cercate tra i morti il Vivente? Non è qui, è risorto! (Lc 24,5b-6a).

Molte volte, da giovane di mezzo secolo fa, ho ricopiato queste due frasi su segnalibri, libri e quaderni: a me e agli amici del mio gruppo ecclesiale sembravano confermarci nel cercare ed accogliere il nuovo di quegli anni: le speranze del ’68, la ventata dello Spirito che con il Concilio Vaticano II rinnovava la Chiesa. Oggi mi addolorano – non riesco proprio a comprenderli – rigurgiti nella Chiesa di tradizionalismi, pizzi, pianete e devozioncelle, nella società riflussi di culture sociali e politiche che sembravano esaurite e il tornare a parlare di armi.

Alle donne proprio presso il sepolcro vuoto di Gesù veniva dato il criterio per riposizionare l’essere discepole: Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea (Lc 24,5b). La Parola di Gesù continuamente, ieri ed oggi, riposiziona lo stare “nella storia e fra la gente” della comunità ecclesiale e delle singole persone.

Le donne accolsero questo invito, si ricordarono delle sue parole (Lc 24,8) e una seconda volta tornarono a casa, ma diverse: non erano più le “mirofore” che portavano profumi ad una tomba, ma, olezzanti del profumo di Cristo (2 Cor 2,15) erano divenute apostole degli apostoli: tornate dal sepolcro annunciavano tutto questo agli Undici e a tutti gli altri (Lc 24,9).

Solo a questo punto, a firmare l’annuncio pasquale, l’evangelista indica alcuni dei loro nomi; erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre che erano con loro raccontavano queste cose agli apostoli (Lc 24.10).

In questa Pasqua la loro voce ancora ci raggiunge e ci interroga Perché cercate tra i morti il Vivente? Non è qui, è risorto! (Lc 24,5b-6a); ancora esorta Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea (Lc 24,5b).

Il loro cammino sia nostro cammino pasquale, passaggio dal custodire tradizioni religiose a spiritualità rinnovate da Parola ed Eucaristia, generatrici di speranza nelle periferie umane e sociali, richiesta di pace, disarmo, incontro fra popoli lingue e culture.

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